La società francese, primo azionista del gruppo di Telecomunicazioni, si è astenuta e di fatto fatto ha bloccato la conversione
di SARA BENNEWITZ
ROZZANO (Milano) - L'assemblea di Telecom Italia boccia il progetto di conversione delle Rnc. Serviva una maggioranza di due terzi, ma, nonostante il voto favorevole del 62,5% degli investitori presenti, il colosso dei media francese si è astenuto, un comportamento che equivale per la legge italiana al voto contrario, esercitato solo dall'1% del capitale. Vivendi è la sola ad astenersi al progetto di conversione delle Telecom Italia risparmio in ordinarie, e il motivo - a detta del gruppo francese - sta nelle condizioni poco favorevoli del progetto. Peccato che tutti, oggi in assemblea, si siano avvalsi di pareri di congruità e fairness opinion, mentre l'unica che non abbia provato a giustificare la sua posizione con un parere qualificato sia stata proprio Vivendi. Telecom, che già aveva chiesto l'opinione di Equita e Citigroup, ha aggiunto anche la fairness di Ubs e dello studio Tasca. I fondi rappresentati dallo studio di Dario Trevisan, si sono avvalsi della consulenza di Kpmg, mentre il gruppo francese non ha circonstanziato la sua decisione. "Siamo sicuri che Vivendi lo fa perché non fa bene all'azienda, piuttosto che alla sua partecipazione del 20,5% in azioni ordinarie - dice Francesca Corneli di Asati -. Tutti i pareri indipendenti e di mercato dicono che i termini dell'operazione sono interessanti per entrambe le classi di azioni. E lo stesso avevano sostenuto sia il presidente Giuseppe Recchi sia l'ad Marco Patuano all'inizio dell'assemblea, e pure dopo questa forte bocciatura da parte del primo azionista nessuno accenna a volersi dimettere".
"Chi è presente nel cda - spiega Recchi rispondendo ai soci - rappresenta solo l'interesse dell'azienda, pertanto se i consiglieri hanno ritenuto di non rassegnare le loro dimissioni l'hanno fatto mettendo l'interesse della Telecom di fronte a tutto". |